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La moneta celtica in Britannia - un'introduzione

di Sergio Tomasetto

La storia del celtismo britannico inizia agli albori del primo millennio a.C..
E’ in questo periodo infatti che le tribù indigene della Britannia sud-orientale iniziano i propri contatti con i Celti continentali. Col passare dei secoli l’influenza di queste genti si fa più massiccia tanto che nel II secolo a.C. una vasta area che va dal Dorset (sud-ovest) al Lincolnshire (nord-est) finisce gradualmente sotto il controllo di una nuova ondata celtica: Atrebates e Cantii a sud del Tamigi, Trinovantes e Catuvellauni a nord, i Durotriges nel sud-ovest, i Dobunni a ovest, Iceni e Corieltauvi a est.

Sono proprio le popolazioni del continente ad esportare le prime monete in Britannia, dove i mezzi di scambio sono ancora lame di spada e lingotti metallici.

La moneta dei Celti continentali si ispira direttamente ai famosi stateri aurei di Filippo II di Macedonia, noti sia grazie all’attività di mercenari svolta dai guerrieri celti, sia ai contatti delle tribù galliche con le poleis greche del sud della Francia.
Il tipo macedone, con al dritto Apollo laureato e al rovescio la biga, viene interpretato dapprima in maniera stilizzata, astratta, quasi “cubista”, per poi raffinarsi e avvicinarsi maggiormente all’originale.

Queste monete di importazione raggiungono la Britannia attorno alla metà del II sec. a.C.. Tali emissioni auree, dette “gallo-belgiche”, circolano ampiamente sul territorio dell’isola nel periodo che precede la realizzazione di emissioni locali.
La Britannia è infatti l’ultima delle grandi regioni celtiche a battere moneta, le prime imitazioni degli stateri di Filippo prodotte in loco si datano infatti all’80-70 a.C., ma anche l’ultima a mantenere una monetazione autonoma prima della conquista romana. Le primissime monete dei Celti britannici erano stati degli esemplari fusi piuttosto rozzi, in lega di bronzo e stagno, emessi in Kent sul finire del II sec. a.C. ma di difficile attribuzione in quanto anepigrafi.


Nel periodo immediatamente successivo alle spedizioni cesariane la monetazione britannica inizia progressivamente a mostrare l’influenza romana.

 

Attorno al 50 a.C. ormai tutte le tribù del sud-est dell’Inghilterra battono regolarmente moneta in oro, argento e bronzo (o più facilmente lega di bronzo e stagno o rame e stagno). I tipi più difffusi sono quelli direttamente inerenti la cultura e le tradizioni celtiche: il cavallo, il cinghiale, la spiga di grano. Nello stesso periodo i regnanti iniziano a porre sulle monete epigrafi latine col proprio nome e gradualmente anche la tipologia subisce l’influsso dei motivi e delle leggende classiche.

 

Gli stateri aurei di importazione pesavano circa 6-6.5 g, mentre gli stateri locali si assestano su 5-5.8 g. Esiste poi il quarto di statere di peso compreso tra 1.1 e 1.4 g (1.4-1.6 g quello “gallo-belgico” di importazione). Le monete auree più leggere sono quelle coniate dagli Iceni, con uno statere di 4.2-4.9 g e un quarto di statere di 0.8-1 g.

L’unità di peso dell’argento è 1.2 g, ma la gamma dei pesi varia da 0.8 a 1.3 g. Anche per l’argento esiste il quarto di unità, con pesi tra 0.2 e 0.4 g. Resta difficile l’interpretazione dei pochi esemplari in argento di peso 0.5-0.7 g: si tratta di un nominale intermedio o semplicemente di quarti di unità troppo pesanti? Le monete in bronzo o lega metallica sono molto più scarse e la variabilità ponderale non consente di individuare con certezza l’unità. Certo è che, considerato il loro scarso valore intrinseco, esse erano accettate nel commercio per il loro valore nominale. Le primissime monete dei Cantii del Kent sono le più pesanti, mentre lo standard del periodo successivo potrebbe individuarsi attorno a 1.4-1.7 g.

Sulle monete non appaiono segni o contromarche che facciano supporre una relazione fissa tra i diversi metalli coniati, sebbene alcuni studiosi ipotizzino un rapporto oro:argento di 12 o 13:1.
Gli sviluppi appena delineati si svolgono indisturbati fino al 43 d.C., data della conquista romana della Britannia. Dopo questa data ad alcune tribù fu certamente concesso di continuare a coniare le proprie emissioni (basti pensare ai ripostigli misti iceno-romani dell’East Anglia), ma alla fine dell’età neroniana il capitolo della moneta celtica in Britannia si può considerare definitivamente chiuso.